“K&spada”: diamo i numeri

“K&spada”

Conducente di mulo

DIAMO I NUMERI

Dice mio figlio che i collezionisti non sono persone normali.

Dice mio figlio che i collezionisti sono dei pazzi paranoici, dei  fissati in preda a turbe ossessivo-compulsive.

Dice mio figlio che i collezionisti sono potenzialmente pericolosi.

Dice mio figlio.

Insomma noi collezionisti diamo i numeri.

In effetti osservando con occhio critico la vasta platea del genere suddetto devo convenire che di esempi rispondenti alle caratteristiche elencate non ne mancano.

Paranoia

Di questo mondo trasversale che taglia la società stravolgendone logiche , gerarchie e intelligenze, un giorno forse faremo una trattazione più vasta e approfondita, sviscerandone i caratteri , i tipi e i meccanismi più intimi e ricorrenti.

Per ora limitiamoci a dare i numeri.

 

Buongiorno a tutti,

di 424 ne ho 19 e neanche due uguali. 

Sì certo, poi ho non meno di 60 trasformatori e una volta li ho attaccati tutti ad un’unica presa con un groviglio di multiple e triple nelle multiple: volevo vedere se con l’induttanza dei primari riuscivo a far scattare il salvavita, ma niente, sol un gran ronzio, un soave ronzio , il suono misterioso della corrente alternata svelato  da centinaia di lamine di nuclei vibranti abbracciati ed avvinti da migliaia di spire.

 

Mio figlio intanto, osservando, taceva.

 

Ma tra i fili dei trasformatori sto perdendo il filo: non son questi i numeri di cui volevo parlare.

numeri

I numeri  di cui vorrei parlare sono i seriali.

E visto che posso stare a pieno titolo nelle categorie sopra esposte posso permettermi impunemente una affermazione forte: i numeri seriali li ho inventati io.

Sì IO.

Luigi XIV° (“Le Roi Soleil”)  avrebbe detto  “ Le numero , c’est moi !”.

Roi Soleil 

O meglio, va bhe,  diciamo che li ho scoperti io.  Dato che esistevano già in natura li ho solo “scoperti”.

“Cala Trinchetto!” avrebbe ancora detto mia nonna. 

Certo,  certo, li avevan già visti tutti, e qualcuno già illuminato, ancor prima di me aveva intuito (moderatamente) cosa fossero e che importanza avessero. Qualcuno già ebbe l’intuizione di accomunare quel numero stampato su una piccola etichetta o punzonato sul sottocassa allo stesso numero scritto a mano sui certificati di garanzia… Tuttavia quel numero non aveva prima una grande rilevanza, nessuno lo cercava, nessuno ci faceva caso e le masse oceaniche di collezionisti domenicali manco mai si accorgeva della loro esistenza.

 

Poi venne colui il quale a tutti domandava  “che numero è? “.  Cioè io .

 “Che numero cosa?” si domandavano attoniti gli interlocutori ancor orbi di tanto verbo.

 A grado a grado i più scaltri commercianti compresero l’unica cosa che interessava loro:  più basso era il numero più alto era il prezzo che si poteva pretendere. 

Paperone

Il numero era stato scoperto.  

Da allora ai giorni nostri il numero è sempre in primo piano nei discorsi , su internet,  sulle vendite di Ebay ecc.

Se ne parla e se ne dice, ma come sempre, poco se ne capisce.

Facciamo dunque un minimo di ordine.

Prima di tutto “numero basso” non necessariamente significa “vale di più” e nemmeno “più raro”, talvolta sì, talvolta no, di certo significa solo “più vecchio”. Valore e rarità dipendono dal modello e dalla variante.

Per quanto osservato fino ad ora si può concludere con certezza (o almeno fino a prova contraria certa) che i numeri seriali abbinati alle macchine CONTI CO.MO.G.E. fossero progressivi nell’ambito della intera produzione indipendentemente dal modello di macchina. Questo ci fornisce la possibilità di quantificare con buona precisione il quantitativo totale di macchine prodotte e approssimare anche per proporzione il numero di carri e carrozze prodotte. I numeri più alti riscontrati fin’ora sono dell’ordine del  53.000 che temporalmente possiamo collocare a metà anni ’60 o poco oltre. Essendo iniziata la produzione nel 1945/46, possiamo stimare quindi un ciclo di circa due decenni per 50.000 macchine, cioè una media di 2.500 pezzi anno. Insomma pochissima roba se rapportata alle altre produzioni .  E infatti si vede ai mercati di settore:  1000 LIMA,   100 Maerklin,  1 CONTI  (i prezzi invece al contrario).

 Ma le domande che ci si pone e alle quali è molto più difficile rispondere con precisione sono altre.

Sapendo il  numero è possibile dedurre l’anno di produzione? 

Frate Indovino

I certificati raramente sono presenti (specie per i pezzi più vecchi) e quasi mai sono completi di data. I rari casi di fortunata presenza di entrambi i fattori (certificato con numero e data) ci aiutano a ricostruire l’andamento della produzione mettendo dei punti fissi. Già perché la produzione non ha di certo avuto un andamento costante. Sappiamo che a metà anni ’50 c’è stato il picco produttivo , per il resto con tutta probabilità, dal ’46 al ’56 circa ci fu un incremento abbastanza lineare e dal ’57 in poi la linea deve aver cessato la crescita fino a una modesta flessione a metà anni ’60. Infatti, benché incerto, la cessazione della produzione non sembra esser stata legata a una crisi di vendite del trenino nello specifico, ma alla crisi aziendale in generale di cui il trenino era solo una voce.

Tornando alle date dei certificati, c’è anche da dire che spesso quando pure ci sono, queste sono riferite non alla produzione ma alla vendita. Quindi potrebbero anche esser trascorsi mesi e persino anni tra produzione  e vendita.

  Un numero che appassiona particolarmente un mio amico è il n°5.

Chanel N. 5

 Ha cercato a lungo di convincersi che un suo treno avesse tale numero seriale, rappresentando quindi niente meno che il quinto esemplare prodotto da cugini Parretti !

Durando non poca fatica credo di averlo infine disilluso.

Roso dall’invidia che lui possedesse l’esemplare CONTI più vecchio della galassia e soprattutto più vecchio del più vecchio dei miei son riuscito ad organizzare una serie di argomentazioni talmente solide e convincenti da esser credibili non solo ai suoi occhi, ma che persino io infine ci ho creduto!

 

Perché è così.  Questo è un campo in cui in assenza di teutoniche quanto aride certezze come quelle che  ci forniscono le produzioni Maerklin (tanto comode per i collezionisti più insicuri che hanno sempre bisogno di conforto esterno), si deve ricorrere al concorso di risultanze documentali  e rielaborazioni logiche per avvalorare delle ipotesi, che restano però ipotesi.  Insomma , non pura razionalità e non fede cieca, ma come il Cristianesimo, fede supportata dalla ragione.

 Non vi tedio sulla vasta gamma delle argomentazioni brillanti, ma infine, lo ribadisco, oggettive e tecniche e che tutti potrebbero condividere:  quel n°5 non è il seriale e basta. 

Però tra tutte le argomentazioni , una sì, vorrei invece sottoporla  ad esame.  

E’ la più affascinante e temeraria che non potrà mai esser dimostrata fino in fondo , ma che resterà valida fino a prova contraria e che, appunto, è solo una ipotesi , ma sostenuta dalla ragione col soccorso degli indizi documentali.

Io qui affermo e sostengo e dimostro

Einstein

che il primo esemplare prodotto non era il n° 1.

E adduco anche non esser mai esistito il n° 5. Come posso dire ciò?

Negli ultimi 15 anni abbiamo visto centinaia se non migliaia di macchine CONTI e relativi numeri seriali.

Non ne ho mai visto uno al di sotto del 500.

Il più basso che ho visto è il 505.

Certo, solo 500 pezzi, 5 centinaia… può esser un caso. Ma anche tra 500 e 1000 sono 5 centinaia, ma ne abbiamo visti numerosi esemplari tra 500 e 1000.

Inoltre sappiamo con certezza che la numerazione a fine 1947 arrivava a circa 1700.

Sappiamo anche con certezza che la progettazione CO.MO.G.E. iniziò  a fine ’45, non prima visto che c’era la guerra,  la produzione poi durante il 1946, ma forse anche verso la fine dell’anno.

Sappiamo anche che il numero 505 non fu prodotto a Bollate come CONTI, ma a Milano in via Merano  come CO.MO.G.E. , quindi ante CONTI, rapporto che iniziò forse proprio nel 1947 o max fine ‘46.

Sarebbero stati quindi prodotti 500 pezzi come CO.MO.G.E. ante-CONTI in pochi mesi da una ditta appena nata che lavorava in modo artigianale sotto un’arcata del ponte delle ferrovie?

Ma perché no? … potrebbe dire qualcuno.

Perché ci vogliono soldi per produrre (e il piano Marshall era ancora in gestazione)

Piano Marshall

e i Parretti erano solo ferrovieri, con estro e volontà imprenditoriale, ma non credo avessero a disposizione grandi risorse di partenza a quei tempi duri.

Quindi  bisognava anche venderli intanto che si costruivano.

E ben 500 pezzi son tanti da vendere in pochi mesi nel 1946 quando la gente ancora moriva di fame per la guerra, specialmente se non si è già radicati nel settore a livello commerciale, specialmente se il marchio è sconosciuto (e infatti poi han cercato CONTI per essere veicolati nel settore).

CONTI sì,  era una industria affermata con una credibilità che dava accesso sia al mercato , sia al credito.

Come CONTI si potevano anche fabbricare 1000 pezzi e distribuirli, ma non posso credere che come CO.MO.G.E. si siano potuti fabbricare 500 pezzi in qualche mese. Che non sono solo 500 macchine, ma anche 500 di tutto il resto: trasformatori, binari scatole pali ecc.. Certo magari il resto lo commissionavano , ma sempre 500 da far fare erano.

La numerazione non è cominciata da 1.

mumbers

Tra le altre cose, lo sperato n°5 del mio amico è già una produzione CONTI, come recitano chiaramente i bolli CO.MO.G.E. che furono apposti  proprio a distinguere il fatto.   

In termini ancor più ipotetici provo a far un ragionamento commerciale per una ditta agli esordi:  è opportuno presentarsi al pubblico con un oggetto certificato come il quinto o il decimo  o il centesimo prodotto?  Non c’è il rischio che il compratore diffidi del troppo nuovo e non ancora sperimentato?

Un altro piccolo indizio…: il mio 505 (ah già è mio) non l’ho trovato su Ebay,  ma so esattamente da dove viene.  E viene dall’archivio di un commerciante che di ogni nuova produzione usava accantonare un esemplare appena uscito …  

E in ogni caso ribadisco il punto primo:

che fine han fatto quei 500 pezzi ?

Perché non ne abbiamo visto manco uno?

E allora Signori ! Attiviamoci  e diamo i numeri !

COSTITUIAMO UNA ANAGRAFE NUMERALE CONTI !

Confutate le mie tesi con delle prove e riscriviamo la storia. 

…Ehi ! tu là dietro, sì, ti ho visto. Lascia giù quei punzoni. Tanto li distinguo.

P.s.

..che siano partiti da 500? Ma … , allora è certo:  il numero 5 , ce l’ho io !!

Giacomo P. ,

conducente di mulo

btg “Dronero”, 2°rgt, 4a div. Alpina “Cuneense”.

(@19 Marzo 2016)

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